C’è un post-it, appiccicato sulle nostre scrivanie e nelle nostre agende, che ogni tanto torna a colpire l’occhio. E in effetti, quel post-it lo abbiamo messo lì proprio per permettergli di fare il suo lavoro: ricordarci le cose importanti.
Sopra c’è una frase tanto semplice quanto indispensabile per uno sceneggiatore o una sceneggiatrice. Scrivere significa riscrivere.
Ci ricorda che il nostro lavoro, la maggior parte del tempo, consiste nello scartare, buttare, strappare quello che scriviamo per poi ricominciare da capo. Ci ricorda che dopo una prima stesura ne arriveranno altre dieci, se siamo fortunati. Ci ricorda che la regola numero uno per chi scrive è essere disposti a sacrificare quello che si è scritto, per riscrivere, riscrivere e riscrivere ancora.
Il Premio Sonego è prima di tutto riscrittura.
Il percorso delle nove sceneggiature di cortometraggi selezionate parte proprio da un workshop di perfezionamento e sviluppo, dove gli autori finalisti scardinano la propria storia per poi rimontarla. Nel corso di sei mesi ricchi di attività, i finalisti vedono i loro script trasformarsi, diventare più rotondi, pronti per essere raccontati, prodotti e girati.
Il Premio Sonego è un vero e proprio incubatore di idee. E sono tanti i luoghi che lo ospitano. Casa Fabbri, moderna residenza d’artista che ospita il primo workshop intensivo; Lago Film Fest e i suoi BID (Barefoot Industry Days), dove i finalisti presentano le loro storie a addetti ai lavori, produttori e registi per la prima volta; la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, che ospita la premiazione del concorso; e ancora il Torino Short Film Market, altra grande occasione per entrare in contatto con professionisti. E poi le sessioni online con illustratori e facilitatori, per creare una veste grafica alle storie. Ogni luogo, fisico o virtuale, è un’occasione per gli autori.
Durante un’intervista, Rodolfo Sonego ha detto: «Se un giorno, che ne so, per una tesi universitaria, qualcuno si mettesse a studiare, a risunteggiare e a riscalettare molti dei miei copioni si imbatterebbe nell’evidenza che ci sono un sacco di piccoli e grandi sorpassi dentro alle mie storie».
Per chi scrive, ogni occasione può trasformarsi in una possibile svolta, in un’idea, in una possibilità mai presa in considerazione dal proprio personaggio. In una storia. Una storia in grado di trascinarti sulle vette più alte del divertimento, e poi all’improvviso giù, verso il cuore dell’esistenza.
Rodolfo Sonego è stato un maestro in questo, e noi facciamo in modo che il Premio Sonego sia sempre pieno di piccoli e grandi sorpassi.
Per gli autori, per le loro storie, per i film del futuro.
Alessandro Bosi
Mary Stella Brugiati
curatori del Premio Rodolfo Sonego